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Bresciaoggi – Sbocciata al Rongai Pisogne. E ora c’è il successo più bello

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È entrata nella storia dello sci mondiale, grazie anche agli insegnamenti ricevuti da Daniele Simoncelli e Devid Salvadori, durante la sua militanza al Rongai Pisogne presieduto da Enrico Serioli, padre dell’ex centravanti del Brescia Gianfranco: Sofia Goggia bergamasca doc, neo-campionessa olimpica è sbocciata sulle montagne bresciane. Approdata al Rongai Pisogne nell’estate del 2008, dopo aver gareggiato per Goggi e Radici, ha dimostrato subito di avere qualità tecniche e agonistiche nettamente superiori alla media. Decisa come pochissime altre atlete, ha vinto numerose gare regalando al team camuno soddisfazioni in quantità industriale. Di lei si ricordano le buone prestazioni offerte alle Olimpiadi Giovanili di Szczyrk in Polonia, nel mese di febbraio 2009, quando riuscì a piazzarsi nona in gigante e quindicesima tra le porte strette. Una sorta di prova generale a livello internazionale, per l’avvio di una carriera che da quel giorno è diventata sempre più ricca di successi. UNA RAGAZZA polivalente, capace di fare bene nelle prove tecniche e in quelle veloci. La conferma è giunta puntuale ai campionati italiani giovani di Pila nello stesso anno. Nella categoria aspiranti vinse quasi tutto quello che c’era da vincere: gigante, slalom, supergigante. Una tripletta da sogno per un’atleta che cercava di migliorarsi di gara in gara, senza temere le avversarie. «Le rispetto tutte – diceva prima e dopo le gare -, ma non ne temo nessuna. Sono qui per fare bene e se possibile vincere. Quindi devo pensare solo a sciare al massimo dall’inizio alla fine». Alcune gare ovviamente le ha perse per il suo modo di affrontarle: voleva sempre primeggiare, non le piaceva sciare con il freno a mano tirato. A livello giovanile dopo l’exploit a Pila, è stata primattrice anche nel supergigante tricolore di Caspoggio, affrontato nella categoria giovani, portando a quattro i suoi titoli italiani. In quella circostanza destò meraviglia perché contese fino in fondo il miglior tempo anche dei maschi. Quale era la sua dote migliore? La risolutezza nell’affrontare le gare. Devid Salvadori (fidanzato di Nadia Fanchini) e Daniele Simoncelli lo sapevano e agivano di conseguenza. Financo negli allenamenti voleva dare spettacolo, voleva volare. Proprio come ha fatto ieri a PyeongChang. Che potesse arrivare in alto, entrambi gli allenatori, Enrico Serioli e il team manager Fabrizio Ranisi lo affermarono in quelle tre splendide stagioni nel corso delle quali anche Andrea Ravelli seppe ottenere risultati fantastici. Ma che potesse regalare all’Italia la prima medaglia d’oro della specialità regina dei Giochi Olimpici, forse nemmeno loro se l’attendevano. LEI INVECE NO. Fin da quando iniziò a sciare mise nel mirino le Olimpiadi. E con più andava avanti, quell’obbiettivo l’aveva sempre in mente. Quando si recò a Szczyrk in Polonia per la rassegna planetaria giovanile, disse che quello era solo il primo approccio con la manifestazione più prestigiosa del mondo. Adesso che si è laureata campionessa olimpica riscrivendo la storia, sono in molti a ricordare quelle frasi. Ma 9 anni fa nessuno si sognava riuscisse davvero a colmare questa lacuna italiana. E come dice Enrico Serioli, è in grado di migliorare ulteriormente il suo rendimento perché non è mai contenta del suo operato. Per Bresciasci rimasta a secco per la sfortunatissima prova di Nadia Fanchini una grossa soddisfazione, perché Sofia è nata campionessa sulle nostre montagne con la tuta del Rongai Pisogne.

Angiolino Massolini

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